Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei Deputati, 15 ottobre 2004 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, i Verdi, insieme a tutto il centrosinistra e a tutte le opposizioni, voteranno contro il disegno di legge di revisione costituzionale in esame. Non si tratta di un atteggiamento pregiudiziale: il centrosinistra ha sempre condiviso la necessità di un'organica riforma della seconda parte della Costituzione, che non riguarda i principi fondamentali, sempre validi, ma l'ordinamento della Repubblica in materia di forma di governo, forma di Stato, bicameralismo e sistema delle garanzie. Di tutto questo si era già discusso, in sede consultiva, nella IX legislatura, con la Commissione Bozzi. Nell'XI legislatura, anche sotto l'impulso del neoeletto Presidente della Repubblica, Scalfaro, con legge costituzionale fu istituita la prima Commissione bicamerale con poteri referenti, che fu egregiamente presieduta prima da Ciriaco De Mita e poi dalla compianta Nilde Iotti. Quella Bicamerale interruppe i propri lavori solo per lo scioglimento anticipato delle Camere nel 1994. Quando nacque l'Ulivo, e vinse le elezioni del 1996, il centrosinistra propose subito il diretto coinvolgimento anche delle opposizioni di centrodestra, con l'istituzione - in forza di una legge costituzionale - di una nuova Commissione bicamerale con il compito di riformare l'intera seconda parte della Costituzione. Fu la bicamerale presieduta da Massimo D'Alema che propose all'aula, a quest'aula, un progetto di revisione costituzionale allora ampiamente condiviso da centrosinistra e centrodestra. Ma fu il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dopo un anno e mezzo di lavoro parlamentare comune, a decretarne la fine il 2 giugno del 1998 in quest'aula. Il centrosinistra, tuttavia, non interruppe allora il percorso riformatore. Abbiamo approvato quasi all'unanimità la riforma dell'articolo 111 della Costituzione in materia di giusto processo, e - colleghi di centrodestra, ricordatelo - in quell'occasione il centrosinistra nominò relatore Marcello Pera, allora senatore dell'opposizione proprio di centrodestra. Abbiamo approvato quasi all'unanimità una nuova forma di governo regionale, con l'elezione diretta dei presidenti delle regioni e l'autonomia statutaria per le regioni a statuto ordinario e questo è già parte del Titolo V. Abbiamo poi approvato quasi all'unanimità anche la riforma, con legge costituzionale, degli statuti delle cinque regioni a statuto speciale e, quindi, anche delle province autonome di Trento e Bolzano. Tutto ciò è avvenuto nella scorsa legislatura, con il centrosinistra maggioranza politica. Ed è avvenuto quasi sempre l'unanimità! La stessa ulteriore riforma parziale del Titolo V è stata affrontata sulla base di un testo originariamente condiviso; non è il centrosinistra che lo ha imposto ma è il centrodestra che, alla fine, si è sottratto al processo riformatore. Questa è la verità storica, non a caso condivisa allora anche dai presidenti delle regioni governate dal centrodestra il presidente Ghigo in testa! In questa legislatura è avvenuto esattamente l'opposto: il centrodestra ha perso i primi due anni di legislatura ad approvare proprie leggi in materia di giustizia di carattere «particolare». E sempre il centrodestra ha imposto la revisione costituzionale in materia di devolution ma poi ha abbandonato quella riforma dopo la prima lettura. Dopo aver perso così due anni di legislatura, l'iter riformatore è stato ripreso non con una proposta di coinvolgimento di tutto il Parlamento nel processo riformatore - come noi avevamo fatto nel 1996 - ma con un metodo che è poco definire unilaterale e al limite dell'incredibile! Tutti ricordiamo le riunioni in baita a Lorenzago la scorsa estate. Questo è stato lo spirito costituente della Casa delle libertà! Tutti ricordiamo che, dopo l'imposizione di un testo esclusivo del centrodestra al Senato, si sono alzate le voci di decine di costituzionalisti, di tutti gli orientamenti politici e culturali, centrodestra compreso: voci fortemente critiche su quel testo. Tutti ricordiamo che ben 36 di quei costituzionalisti li abbiamo ascoltati in Commissione affari costituzionali qui alla Camera. Sono state audizioni di grande interesse ma sono rimaste inascoltate. Infatti, in sede referente, il centrodestra ha fatto muro e ha impedito qualunque dialogo e confronto nel merito. Noi abbiamo presentato 100 emendamenti, il centrodestra ne ha presentati 330 e si è votato solo ed esclusivamente le proprie proposte. Vi è stato un vero ostruzionismo del centrodestra in sede referente rispetto a qualunque possibilità di dialogo e confronto parlamentare. Do atto al ministro Calderoli che solo nell'ultimo mese - su tre anni di legislatura e un anno di procedimento di revisione - ripeto, che solo nell'ultimo mese, dopo un anno intero, si è aperto un minimo di confronto che ha portato ad alcune limitate correzioni del testo, a cui abbiamo partecipato. Ma la verità è che l'impianto della riforma è rimasto nei suoi aspetti radicalmente non condivisibile. In materia di forma di Governo, anziché un rafforzamento del Primo ministro, che sarebbe stato da noi condiviso - basta leggere i nostri emendamenti -, si è introdotto un premierato assoluto che non ha precedenti nella storia delle democrazie parlamentari di tutta Europa, non solo di quella continentale ma anche nel Regno Unito! In materia di forma di Stato, vi è uno schizofrenico processo di ristatalizzazione, da una parte, e di sovrapposizione della devolution, dall'altra, con in più il rafforzamento dei poteri sostitutivi e quell'incredibile imposizione dell'interesse nazionale col Parlamento a Camere riunite che riannulla le leggi regionali. In materia di bicameralismo, era certo necessario arrivare ad un bicameralismo differenziato, ma il testo contro il quale noi voteremo prevede un Senato federale, che di federale ha solo il nome, ed un procedimento legislativo confuso e contraddittorio che vedrà l'esposizione sistematica del Parlamento attraverso una sorta di terza Camera, la Commissione paritetica di trenta più trenta, e l'arbitrio dei presidenti eletti dalla maggioranza con quorum che permettono alla maggioranza di eleggerseli da sola, che avranno il potere esclusivo di decidere competenze e procedimenti nel rapporto tra le due Camere, con l'aggiunta di un altro comitato paritetico di quattro più quattro. In materia di garanzie, vi è stato un sistematico abbassamento dei quorum che consegna quasi ogni decisione, salvo il regolamento della Camera, in mano alla maggioranza pro tempore e si è introdotto un inaccettabile sbilanciamento nella composizione della Corte costituzionale. Queste, in sintesi necessaria, sono le ragioni del voto contrario dei Verdi, del centrosinistra, di tutte le opposizioni. PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 12,10) MARCO BOATO. È questa la ragione per cui, se l'iter arriverà alla conclusione - conservo qualche dubbio -, noi fin d'ora annunciamo che, come già abbiamo fatto anche sulla nostra riforma nel 2001, ci rivolgeremo comunque al popolo sovrano, perché sia il popolo sovrano a dare il suo giudizio definitivo. Lo dico senza demagogia, ma con fermezza, se mi permettete: noi siamo convinti che il popolo sovrano saprà mettere la parola fine non ad una riforma - perché noi una riforma equilibrata l'avremmo condivisa - ma ad un inaccettabile stravolgimento della Costituzione repubblicana (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-socialisti democratici italiani - Congratulazioni). PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato. Desidero ringraziarla anche per il contributo che lei ha dato in questi giorni ai lavori parlamentari, sempre con grande passione, competenza e puntualità. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cusumano. Ne ha facoltà.
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MARCO BOATO |
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